"I Promessi Sposi" in dialetto napoletano incantano Villa Fondi: emozione, memoria e melodia sotto le stelle

14/07/2025 18:16

Ufficio cultura del Comune di Piano di Sorrento

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"I Promessi Sposi" in dialetto napoletano incantano Villa Fondi: emozione, memoria e melodia sotto le stelle

C’è qualcosa di magico nelle sere d’estate a Villa Fondi. Sarà la brezza leggera che accarezza la terrazza, o forse quel blu profondo che abbraccia il

C’è qualcosa di magico nelle sere d’estate a Villa Fondi. Sarà la brezza leggera che accarezza la terrazza, o forse quel blu profondo che abbraccia il Golfo e lo trasforma in palcoscenico naturale. Domenica 13 luglio 2025, però, c’era qualcosa in più: c’era la parola poetica di Raffaele Pisani, la passione civile e letteraria del Gruppo Culturale di Ciro Ferrigno, la voce limpida e sentita di Mariella Nica, la musica che parla napoletano suonata da Alfonso M. Delli Franci e Salvatore De Rosa. E soprattutto, c’erano loro: Renzo, Lucia, don Abbondio… ma con un’anima partenopea, vivificati dal dialetto che sa di popolo, di vicoli, di pane e poesia.

La serata è stata la celebrazione del 400° foglio, un traguardo simbolico e affettivo per chi da anni porta avanti la sfida di coniugare la grande letteratura con la cultura popolare. Raffaele Pisani, con la sua “traduzione” poetica in dialetto napoletano de I Promessi Sposi, ha fatto molto di più: ha restituito alla gente un classico scolastico, spesso temuto, con la voce della mamma, del nonno, del vicino di casa. Ha dato familiarità a ciò che sembrava lontano.

Mariella Nica, in punta di voce e con passione garbata, ha guidato il pubblico in questo viaggio: ha commentato, ha scelto, ha sottolineato. Le sue “chiose a margine” non erano note critiche, ma carezze narrative, che aiutavano ad entrare meglio nel testo, a coglierne il respiro.

E poi la musica. Quella che non accompagna, ma racconta. La chitarra di Alfonso M. Delli Franci e il mandolino di Salvatore De Rosa hanno aggiunto colore alle parole, con melodie antiche e struggenti che si intrecciavano ai versi e ne diventavano eco. Ogni nota sembrava scendere dal cielo, come rugiada luminosa, e posarsi sul pubblico assorto, commosso, a tratti divertito.

La terrazza di Villa Fondi era gremita, ma regnava un silenzio quasi religioso, rotto solo dagli applausi sinceri e da qualche risata spontanea, quando la lingua napoletana pizzicava l’anima con le sue irresistibili immagini. Sul volto degli spettatori si leggeva quella gratitudine che si prova quando qualcosa ci parla davvero, quando ci sentiamo a casa.

In un’epoca in cui spesso si corre e si dimentica, questo incontro ha avuto il sapore di un tempo sospeso. Come scrive Pisani nel verso scelto per la locandina, “na sera d’autunno (tiempo n’è passato)”, eppure quella sera era pienamente presente, viva, e si è incisa nella memoria collettiva come una poesia sussurrata sotto le stelle.

Un evento che non è solo cultura, ma atto d’amore per una lingua, per una terra, per una comunità.

(foto di Sara Ciocio)

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